Articolo sui ricercatori all'estero del Corriere della Sera

Egregio Dr. Fubini,

Le scriviamo in merito ai diversi articoli da lei pubblicati negli ultimi giorni sul Corriere Online (e presumibilmente anche sulla versione cartacea), sul tema dei ricercatori italiani all'estero. Ci riferiamo in particolare al seguente articolo

https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_07/diaspora-ricercatori-piu-qualita-meno-clientele-noi-all-estero-passione-b9701fee-8229-11e8-a063-c48368df153e.shtml

in cui lei scrive:

"Gli emigrati italiani non approdano in altri Paesi senza documenti e non chiedono asilo, ma lavoro."

"A fronte di un flusso di sbarchi dal Nord Africa in Italia di circa 30 mila persone l'anno, gli italiani che lasciano il proprio Paese ogni anno sono quasi quattro volte più numerosi secondo i dati dell'Istat.... benché la politica — oggi come ieri — si occupi di loro cento volte di meno."

Le scriviamo in qualità di ricercatori che sono emigrati all'estero nell'agiatezza economica e in sicurezza per essere accolti con tolleranza dai paesi che ci ospitano, offrendoci l'opportunità di conseguire i nostri obiettivi di ricerca. Quest'esperienza non è comparabile a quella di migranti che raggiungono l'Italia dal Nord Africa affrontando rischi elevatissimi e sfuggendo a persecuzioni e difficoltà economiche ben più gravi.

Troviamo quindi specioso, e parte della pericolosa deriva attualmente in corso nella politica italiana, accostare i richiedenti asilo che approdano in Italia con i ricercatori (e non) che partono dall'Italia per andare a cercare fortuna all'estero.

Qualunque fossero le sue intenzioni e quelle del Corriere nel fare questo confronto a dir poco azzardato, ci distanziamo da quello che riteniamo sia un atteggiamento pretestuoso per minimizzare la tragedia di migranti economici e richiedenti di asilo che rischiano la vita per arrivare in Italia.

Se si vuole richiamare l'interesse del governo e del paese su temi quali quello della ricerca, non lo si faccia tirando in ballo quella che resta la più grande tragedia contemporanea con la quale il nostro paese deve oggi confrontarsi, vale a dire quella dei migranti, ma anche se non soprattutto della tolleranza e dell'integrazione.

Cordialmente,

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